Distrutta dal terremoto del 1693 fu ricostruita ex novo su una collina più bassa.
La nobiltà si lanciò in una gara per innalzare palazzi sfarzosi e chiese opulenti. La pietra grezza si trasformò in mensoloni scolpiti che sorreggono panciute balconate in ferro battuto, cariatidi e sculture grottesche, curve e controcurve che giocano con la luce accecante e che danno il loro meglio al tramonto quando assumono un caratteristico colore rosato.
Leonardo Sciascia lo chiamava il « barocco dei poveri » perchè opera di anonimi scalpellini ed artigiani locali.
Pasticceri:
Costanzo, via Silvio Spaventa 7, propone tutti i dolci della tradizione.
Caffè Sicilia, corso Umberto, specializzato in granite di tutti i gusti.